L’Imperial Regio Consiglio di Governo d’Austria, con decreto 7 marzo 1791, legittimava l’antica generosa nobiltà della stirpe Perabò nelle persone di don Giuseppe e abate don Giò Battista figli del nobile ed illustrissimo don Gabrio Perabò, già segretario della Città di Milano. Questo ambito riconoscimento traeva origine dalla risoluzione “motu proprio” con cui nel 1630 l’Imperatore Ferdinando II, preso atto dell’antico patriziato della famiglia, aveva concesso a Bernardo Perabò* di inquartare la sua arma nel blasone del nobile Camillo De Colombani, divenuto suo genero. Lo stesso I. R. Consiglio di Governo, in considerazione che detto privilegio era stato confermato nel 1755 da Maria Teresa d’Austria a favore di don Gabrio Perabò la cui discendenza si era nel frattempo estinta, ritenendo senza dubbio alcuno comprovata lo stato nobiliare della famiglia a cui Gabrio apparteneva, estendeva “ad abbundantian “ le qualifiche nobiliari a tutti i rami collaterali della discendenza.
Dai documenti araldici esibiti nel 1791 e citati nella Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana, è stata ricostruita la genealogia dei Perabò, principiando dal capostipite Ambrogio, vissuto all’inizio del XIV secolo. Questo dato emerge dagli atti di un rogito notarile redatto a cura di Giovannino Lozza, notaio di Milano, nel quale era stato messo a verbale che, in data 27 luglio 1375, Giovannolo Perabò detto Zolo, figlio di Ambrogio, aveva espresso la volontà testamentaria di istituire una cappellania presso la collegiata di San Vittore in Varese, sotto l’egida di Santa Maria Longa. Un patrocinio questo che, perpetuato ai discendenti, ebbe a durare sino alla metà del secolo XIX, periodo nel quale venne ad estinguersi, con la morte di don Pasquale, anche il ramo cittadino di Varese dei Perabò.
Il Complesso delle Case Perabò si trova nel centro di Varese tra le Vie Albuzzi, Griffi, Vicolo Perabò e Piazza Giovine Italia.